Museo Archeologico Tuscanese
Largo Mario Moretti 1 - 01017 Tuscania VT
tel: 0761.436209
fax 0761.436209
Orario di apertura:
Dal martedì alla domenica dalle ore 8,30 alle ore 19,30
Lunedì chiuso
prezzo: gratuito

Sul colle alla fine della passeggiata fuori le mura si trovano la chiesa di
S. Maria
del Riposo e l'ex convento francescano ora adibito a
museo nazionale Etrusco.
La chiesa, di impianto
benedettino, fu ricostruita in forme rinascimentali alla fine
del
XV Sec., al tempo in cui era occupata dai padri
carmelitani, e completata
tra il
1495 e il 1522. E' ricca di
pitture cinquecentesche. Conserva un
polittico d'altare, attribuito, a certo
Maestro Pellegrino diviso in
quattro parti:
tre lunette superiori, di cui la laterale di sinistra raffigura
l'angelo annunciante,
quella di destra la
Madonna e al centro il
Padre Eterno.
La prima fascia raffigura nel quadro centrale
Maria in Gloria nei laterali i
SS. Martiri Secondiano,
Veriano e
Marcelliano,
patroni di Tuscania.
La seconda fascia, ospita nel lato sinistro un quadro di
S.Giovanni Battista e sulla destra
quello di
S.Francesco; nella
nicchia centrale, che forse una volta ospitava il tabernacolo
è collocato un quadro dipinto da
Antonio del Massaro detto
il Pastura raffigurante
Madonna con Bambino. Alla base del polittico una serie di
formelle, di pregevole fattura,
narrano alcuni fatti biblici della storia di
Gesù. In tre altari laterali sono collocate
tre pale di
Scalabrino da Pistoia raffiguranti
rispettivamente:
l'adorazione dei pastori, la
visita dei Magi e la
Deposizione dalla croce.

Nella
cappella di sinistra si trova la parte rimanente di una grande tavola che raffigura
la
presentazione di Maria al Tempio, attribuita a
Girolamo Sermoneta detto il
Siciolante.
Altri pregevoli
affreschi sono presenti in nicchie di altari laterali fra cui una bellissima
natività di Gesù.
Dietro all'altar maggiore è collocato un grandioso coro ligneo del XVI Sec.
Il convento fu realizzato nelle forme attuali nel XVI Secolo gli affreschi del chiostro sono del XVII secolo e narrano in
48 lunette le gesta terrene e i miracoli di
S. Francesco d'Assisi.
L'uso abitativo avvenuto nel dopo la prima guerra mondiale e protrattesi fino al 1971, ha prodotto vari guasti architettonici che in gran parte sono stati recuperati da un valente restauro
del dopo terremoto.
Il Museo ancora in via di allestimento è tuttavia suggestivo; conserva straordinarie testimonianze sepolcrali etrusche e romane della zona.
Nelle quattro sale a pianterreno sono esposti i reperti delle tombe etrusche della necropoli
Madonna dell'Olivo, e
Carcarello che
accolgono

una raccolta quasi completa dei sarcofagi e delle suppellettili della famiglie
tardo etrusche
Curunas e Vipinana, rappresentative dei modi di vita e dei costumi di questa parte dell'Etruria nei secoli IV e III a. C..
Le
otto sale al piano superiore (di cui sono allestite solamente le prime tre) sono esposti i ritrovamenti più recenti
delle Necropoli di
Pian di Mola,
Ara del Tufo e
Scalette con un campionario di reperti
etruschi che vanno dal secolo VIII a.C. alla piena età romana; il tutto in vetrine con pannelli esplicativi.
In una sala adiacente il salone centrale sono stati collocati gli elementi architettonici della
tomba a portico colonnato
di
Pian di Mola e un'audio visivo che spiega la tipologia storica architettonica della tomba stessa.
Un notevole numero di
sarcofagi fittili e di suppellettili, non esclusi numerosi pezzi di
ceramica medioevale, attendono la collocazione nelle rimanenti sale.
A proposito di museo è doveroso un cenno su quello che fu considerato il
primo museo etrusco della storia cioè l'allestimento fatto da
Vincenzo Campanari
(archeologo tuscanese della metà dell'ottocento) nel
giardino della propria casa.
Ottenuto dal
Papa il permesso di recuperare dagli scavi reperti archeologici con l'accordo di divisione tra le parti, il
Campanari con i propri recuperi ricostruìtra l0'altro la tomba
Vipinana, scoperta in loc.
Carcarello, collocando i sarcofagi e le suppellettili come erano stati scoperti.
Da alcuni studiosi dell'epoca
tale criterio espositivo venne oltremodo apprezzato a differenza
di quello effettuato nel
museo Gregoriano Vaticano fortemente criticato per la
mancanza
di un
criterio cronologico funzionale.